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La paura del virus pesa sull’attività economica e fa perdere terreno all’euro

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24 August 2020

scritto da
Enrique Díaz-Álvarez

Chief Financial Risk Officer di Ebury

La recente forte vendita di dollari contro euro, a cui abbiamo assistito dalla fine di maggio, si è interrotta la settimana scorsa.

U
na delle ragioni principali della debolezza del dollaro è stata, a nostro avviso, la divergenza nei nuovi focolai di virus tra gli Stati Uniti e l’Europa e la preoccupazione che l’imposizione di lockdown prolungati possano causare il ritardo della ripresa economica statunitense rispetto alle sue principali controparti. La settimana scorsa la situazione si è leggermente ribaltata e gli ultimi dati sull’attività delle PMI suggeriscono che la ripresa dell’economia dell’area euro potrebbe vacillare per il timore di una possibile seconda ondata di contagi in Europa.

Anche i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve hanno fornito mercoledì un po’ di sostegno al dollaro, aiutando il biglietto verde a interrompere nove settimane consecutive di perdite ponendo fine alla serie più lunga dal 2010. Nel frattempo, la sterlina si è mossa in entrambe le direzioni: è stata prima sostenuta da una positiva serie di dati economici del Regno Unito, per poi essere nuovamente trascinata in basso da alcune notizie che suggeriscono che l’accordo commerciale post-Brexit potrebbe non essere raggiunto.

Gli investitori sono convinti che il recente picco di nuovi casi di COVID in Europa potrebbe guidare i mercati valutari questa settimana, in assenza di notizie macroeconomiche di rilievo da entrambe le sponde dell’Atlantico. Presteremo molta attenzione anche alle parole dei vertici delle banche centrali, durante l’annuale Jackson Hole Economic Symposium di giovedì e venerdì.

EUR

I dati PMI della scorsa settimana sono stati ben al di sotto delle aspettative di mercato. L’indice composito, che rappresenta una media ponderata dei servizi e dell’attività manifatturiera, è sceso a 51.6 ad agosto contro il 54.9 atteso. Sebbene sia ancora abbondantemente sopra il livello di 50 che denota un’espansione mese su mese, suggerisce che gli imprenditori siano leggermente più preoccupati di quanto si pensava inizialmente per la recente riacutizzazione di nuovi casi di virus.

La media dei nuovi casi di virus COVID-19 è risalita fino al livello più alto dalla terza settimana di aprile nei quattro grandi paesi della zona euro. Sebbene questo di per sé non abbia necessariamente contribuito alla debolezza dell’euro, la moneta comune potrebbe subire un po’ di pressione se vedessimo che questi crescenti numeri del contagio si traducessero in una reintroduzione di significative misure restrittive. Questo potrebbe rivelarsi un fattore chiave sul mercato FX nella prossima settimana, in particolare senza dati importanti a disposizione.

USD

I verbali della riunione del FOMC di mercoledì scorso hanno fornito un catalizzatore che ha permesso una breve ripresa del dollaro. Nei verbali si è parlato di rischi accresciuti dal virus, ribadendo che un “atteggiamento altamente accomodante della politica monetaria è probabilmente necessario per qualche tempo”. Tuttavia, sembra esserci scarso apertura da parte di alcuni membri del comitato all’uso di strumenti di controllo della curva dei rendimenti. Inoltre, non sembra imminente la possibilità che la banca voglia fissare un target di inflazione media.

È improbabile che i dati rivisti del PIL statunitense di giovedì, che si riferiscono al secondo trimestre, possano influire sul cambio questa settimana. Presteremo molta attenzione ai dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione, in particolare dopo che i dati della scorsa settimana hanno sorpreso al rialzo e sono aumentati per la terza volta dal picco dei licenziamenti.

GBP

Le notizie macroeconomiche della scorsa settimana nel Regno Unito sono state molto incoraggianti, anche se messe in secondo piano dai commenti molto negativi di venerdì del negoziatore Brexit Michel Barnier. Le vendite al dettaglio hanno superato i livelli pre-pandemici di luglio, con consumi superiori allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche l’attività delle imprese sembra andare bene, con il PMI dei servizi di agosto che ha raggiunto il livello più alto dal 2013. La famosa resilienza del popolo britannico di fronte alla crisi sarà messa a dura prova nei prossimi mesi, soprattutto dopo la scadenza in ottobre del piano di sostegno all’occupazione del governo. Ci sono motivi per pensare che il mese di luglio sia stato il picco della ripresa, piuttosto che un indicatore di un trend di ripresa futura, ma il tempo ce lo dirà, naturalmente.

In assenza di dati di primo piano provenienti dal Regno Unito questa settimana, la sterlina potrebbe continuare ad essere guidata in gran parte dalle notizie Brexit.

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