I mercati valutari rimangono volatili in presenza di dati USA contrastanti
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La scorsa settimana i mercati valutari sono stati caratterizzati da una certa volatilità, senza che emergesse una chiara tendenza.
Questa settimana è relativamente scarica di interventi dei banchieri centrali, ma ci saranno parecchi dati macroeconomici in uscita. Ci aspettiamo di assistere a un significativo rimbalzo degli indici dell’Eurozona, in seguito al ridimensionamento dei rischi di recessione. Martedì verranno pubblicati gli indici PMI dell’Eurozona. Nel corso della settimana, l’attenzione si concentrerà sulla prima lettura della crescita del PIL del quarto trimestre degli Stati Uniti (giovedì) e sul rapporto sull’inflazione PCE degli Stati Uniti (venerdì). Per il primo ci si aspetta una crescita positiva, mentre il secondo dovrebbe confermare la modesta tendenza al ribasso dell’inflazione core; entrambe le notizie sarebbero gradite alla Federal Reserve.

EUR
Continua a crescere l’ottimismo sulla possibilità che l’economia europea eviti la recessione. La scorsa settimana, il sentiment degli investitori e le immatricolazioni di nuove auto hanno contribuito ad alimentare lo stato d’animo positivo, ma la conferma principale dovrà arrivare dagli indici PMI sull’attività delle imprese per il mese di gennaio.
L’uscita della Cina dalla politica zero COVID continua ad alimentare il rally dell’euro, come anche la consapevolezza che mentre la Fed può permettersi di ridurre la propria stretta monetaria, la BCE non può farlo. Un paio di membri della BCE, tra cui la presidente Lagarde, dovrebbero confermare ulteriormente il recente orientamento hawkish e aiutare l’euro.
USD
La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno pubblicato dati economici misti. I forti dati sul mercato del lavoro si sono contrapposti alla debolezza dei dati mensili sulle vendite al dettaglio, che di norma sono molto volatili. I rendimenti dei Treasury hanno vissuto una settimana altalenante, ma l’hanno chiusa più o meno dove l’avevano iniziata.
È improbabile che i funzionari della Federal Reserve facciano dichiarazioni che possano influenzare il mercato a così breve distanza dalla riunione cruciale di febbraio, ma i numeri del PIL e, soprattutto, il rapporto sull’inflazione PCE potrebbero influenzare la teoria secondo cui la Fed è prossima alla conclusione del suo ciclo di rialzi. Presteremo molta attenzione al dato sull’inflazione core PCE, forse l’indicatore di inflazione più importante agli occhi della banca centrale.
GBP
Il Regno Unito ha registrato lo stesso tipo di dati economici misti degli Stati Uniti. Il rapporto sull’occupazione di novembre è stato forte e l’inflazione core non ha mostrato alcun segno di miglioramento, ma le vendite al dettaglio sono state deboli, forse trascinate dall’ondata di freddo.
I mercati hanno scelto di concentrarsi sugli aspetti positivi e la sterlina ha conquistato la vetta delle classifiche del G10 la scorsa settimana, chiudendo ai massimi contro il dollaro dalla scorsa estate. Prevediamo ancora un rialzo di 50 punti base da parte della Banca d’Inghilterra, nonostante la Fed vada verso un rialzo di soli 25 punti base. Ci aspettiamo quindi un apprezzamento della sterlina nel breve termine.
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