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Dollaro e rendimenti in calo dopo l’attenuarsi dei timori di una recessione

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28 November 2022

scritto da
Enrique Díaz-Álvarez

Chief Financial Risk Officer di Ebury

La scorsa settimana gli asset rischiosi hanno avuto buone performance grazie a uno scenario più incoraggiante.

I
timori di recessione sembrano attenuarsi in tutto il mondo, in particolare nell’Eurozona, ma i tassi d’interesse non stanno aumentando in maniera proporzionale, il che rappresenta la migliore situazione per i mercati azionari, obbligazionari e le materie prime. Il dollaro ha registrato una sottoperformance rispetto a tutte le valute del G10 e le valute latinoamericane sono state le principali protagoniste. La più grande eccezione è stata il real brasiliano, che continua a essere ostacolato dai timori che l’amministrazione Lula possa annullare la stabilizzazione economica conseguita nell’ultimo anno in Brasile.

Le proteste contro i lockdown in Cina sono una delle principali notizie e gli asset rischiosi ne hanno risentito durante le prime contrattazioni della sessione asiatica. Oltre alle notizie dalla Cina, questa dovrebbe essere una settimana molto intensa per i mercati. Il rapporto flash sull’inflazione dell’Eurozona dovrebbe rimanere su livelli record, soprattutto per il dato core, in netto contrasto con la speranza della BCE e di altri paesi che l’inflazione possa in qualche modo diminuire da sola. La seconda metà della settimana sarà dedicata alle notizie macro degli Stati Uniti, tra cui il rapporto sull’inflazione PCE (giovedì) e i non farm payroll di novembre.

EUR

Sebbene il sentiment sull’economia dell’Eurozona rimanga negativo, i principali indici statistici della scorsa settimana sono risultati tutti più forti del previsto. Tra questi, i PMI, ma anche la fiducia dei consumatori e degli investitori. Per il momento, la debolezza di questi indici non si è manifestata completamente nei numeri economici reali.

Questa settimana l’attenzione sarà rivolta ai dati flash sull’inflazione di novembre. Gli entusiasmi legati alla possibilità che l’inflazione complessiva si riduca leggermente, pur rimanendo a due cifre, dovrebbero essere mitigati dall’assenza di qualsiasi segnale che indichi un calo nell’indice core, che probabilmente rimarrà al di sopra del 5%, un vertiginoso e insostenibile 4% in più rispetto ai tassi overnight dell’Eurozona.

USD

La settimana più corta del solito negli Stati Uniti per la festa del Ringraziamento è stata caratterizzata da pochi dati e notizie macroeconomiche che hanno influenzato i mercati, a parte la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fed, che hanno confermato la probabilità che si riprenda con rialzi di 50 punti base a partire da dicembre, ma non hanno chiarito la questione più importante, ossia cosa aspettarsi per l’anno prossimo.

Mentre il rapporto sul mercato del lavoro di venerdì dovrebbe dominare la scena, riteniamo che i mercati non stiano prestando sufficiente attenzione al rapporto sull’inflazione PCE di ottobre, pubblicato il giorno prima, che rappresenta la misura dell’inflazione più seguita dalla Fed. Sarà interessante vedere se confermerà la debolezza del rapporto CPI che ha dato tanto ottimismo ai mercati, grazie anche ad alcune anomalie di carattere tecnico. Se l’inflazione dovesse risultare superiore alle attese, potremmo assistere ad una brusca modifica delle aspettative per il tasso terminale della Fed.

GBP

La sterlina continua a trarre vantaggio dal clima di stabilità portato alle finanze britanniche dal Primo Ministro Sunak. Hanno favorito il recupero della sterlina anche le aspettative del mercato per un tasso terminale nel Regno Unito in salita verso il 5%. Questa settimana è estremamente leggera in termini di notizie dal Regno Unito, quindi la propensione al rischio degli investitori e un paio di discorsi dei membri del comitato di politica monetaria (rispettivamente martedì e mercoledì) saranno i principali fattori che potrebbero muovere la sterlina.

 

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