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Una Fed hawkish sostiene il dollaro

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21 November 2022

scritto da
Enrique Díaz-Álvarez

Chief Financial Risk Officer di Ebury

Il dollaro si è ripreso un po’ dopo il recente sell off, grazie ai toni hawkish dei membri della Fed.

L
a scorsa settimana i dati relativi agli Stati Uniti e all’Eurozona, anche se di secondo piano, sono usciti migliori del previsto e hanno rafforzato il messaggio che il problema principale che le banche centrali dovranno affrontare è ancora l’inflazione. La sterlina è stata la protagonista della settimana grazie ai dati sull’inflazione e sull’occupazione. Tra le altre valute, è stata una settimana difficile per quelle dell’America Latina, che hanno perso terreno a causa del calo dei prezzi delle materie prime e delle preoccupazioni per le politiche fiscali espansive senza adeguate coperture.

Con la festività del Ringraziamento negli Stati Uniti, l’attenzione si concentrerà sui PMI dell’Eurozona e del Regno Unito. Le previsioni sono negative, il che apre la possibilità ad una sorpresa positiva. Inoltre ci saranno diversi interventi da parte dei membri della BCE e della Bank of England.

EUR

La scorsa settimana non sono usciti dati macroeconomici degni di nota dall’Eurozona, per cui la moneta comune si è mossa in intervallo ristretto ed ha chiuso quasi invariata nei confronti del dollaro dopo il rally della settimana precedente.

Tutti gli occhi sono ora puntati sugli indici PMI, che rappresentano l’indicatore predittivo più affidabile. I mercati prevedono un ulteriore calo verso livelli di contrazione, ma altri indici di sentiment hanno superato le aspettative e le condizioni generali sembrano essere migliori di quelle del mese scorso. Una sorpresa positiva potrebbe portare ad un ulteriore rally dell’euro.

USD

Anche negli Stati Uniti, come nell’Eurozona, la scorsa settimana i dati economici sono stati per lo più di secondaria importanza, ma quelli che sono stati pubblicati hanno smentito l’idea che l’economia statunitense sia in recessione. Le vendite al dettaglio hanno battuto le aspettative crescendo dell’1,3% nel mese di ottobre.

Nel frattempo, anche l’inflazione alla produzione ha registrato un calo, dopo che l’IPC aveva fatto altrettanto la settimana precedente. Sembra che la campagna di rialzi della Federal Reserve stia cominciando a sortire gli effetti desiderati, mentre la maggior parte delle banche centrali del G10 è ancora in ritardo e dovrà recuperare il tempo perduto nel 2023. Questo è particolarmente realistico per l’Eurozona e la BCE ed è uno dei motivi per cui rimaniamo rialzisti sull’euro rispetto al dollaro USA.

GBP

Il report sul mercato del lavoro pubblicato la scorsa settimana nel Regno Unito ha avvalorato la nostra tesi secondo cui la recessione britannica sarà breve e poco profonda. Le buste paga continuano ad aumentare a un ritmo sostenuto, mentre i numeri sulla disoccupazione sono coerenti con un’economia in piena occupazione o forse al di sopra, senza alcun accenno di riduzione dei posti di lavoro.

Il Fiscal Statement ha previsto tagli aggressivi alla spesa, come ci si aspettava, ma per la maggior parte si tratta di misure di contenimento che dovrebbero avere un effetto limitato nel breve e medio termine. Riteniamo che le aspettative del mercato secondo cui la Banca d’Inghilterra possa smettere di aumentare i tassi ben al di sotto del 5% siano irrealistiche e prevediamo che la sterlina sovraperformerà quando il consenso del mercato si avvicinerà alla nostra previsione.

 

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