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Le paure per l’inflazione affondano i mercati e rafforzano il dollaro

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13 June 2022

scritto da
Enrique Díaz-Álvarez

Chief Financial Risk Officer di Ebury

Settimana difficile, a livello globale, per gli asset rischiosi. I dati riguardanti l’inflazione continuano a peggiorare e le banche centrali lanciano allarmi sempre più insistenti sulla necessità di fermarla.

I
rendimenti si sono alzati in tutto il mondo e va sottolineato come questa volta quelli europei siano aumentati più di quelli statunitensi, in risposta ad una BCE decisamente hawkish, con l’aumento dei rendimenti dei titoli di stato dei paesi periferici dell’Eurozona che inizia a preoccupare.

In conseguenza del sell off sul mercato azionario, il dollaro USA ha riguadagnato il suo status di valuta rifugio e si è rafforzato rispetto alle principali valute.

La riunione della Federal Reserve di questa settimana sarà l’evento da tenere sott’occhio. Sulla scia dei pessimi numeri sull’inflazione visti venerdì, si prevede una probabilità del 25% di un aumento di 75 punti base. Anche il meeting della Banca d’Inghilterra susciterà molto interesse, con i mercati divisi tra le aspettative di un aumento tra i 25 e i 50 punti base.

Tutte le banche centrali si stanno preparando per combattere l’inflazione e la velocità con cui i tassi aumenteranno nei diversi Paesi saranno il driver principale dei movimenti valutari nel breve e medio termine.

EUR

Il meeting di giugno della BCE la scorsa settimana ha confermato la svolta restrittiva. Si è infatti annunciato che gli acquisti dei titoli di stato termineranno il 1° luglio e, cosa più importante, si è anche presa l’insolita decisione di impegnarsi a un aumento di 25 punti base a luglio e di 50 punti base a settembre. Oltre all’elevata inflazione, la BCE ora deve preoccuparsi degli spread dei paesi periferici, che sono aumentati in modo significativo la scorsa settimana.

Tuttavia, in termini storici, i rendimenti di questi paesi restano piuttosto bassi e la banca centrale ha segnalato che, almeno per ora, viene data priorità alla battaglia contro l’inflazione. Questa settimana non ci sono notizie o dati dall’Eurozona, quindi l’attenzione rimarrà incentrata sulla riunione della Federal Reserve di giugno.

USD

I dati sull’inflazione di venerdì provenienti dagli Stati Uniti non sono stati molto rassicuranti per la Federal Reserve. L’inflazione ha raggiunto un livello record pluridecennale dell’8,6%, deludendo le aspettative di chi pensava che avessimo raggiunto il picco massimo alcuni mesi fa. Anche l’inflazione core è risultata superiore alle attese e le pressioni sui prezzi sono in aumento ed estese su maggiori asset.

Particolarmente preoccupante è l’accelerazione dell’inflazione del mercato immobiliare, che tende ad essere una delle componenti più consistenti dell’indice. La reazione istintiva del mercato è stata, forse comprensibilmente, di vendere tutto e acquistare il dollaro USA. Spetta ora alla Federal Reserve confermare le altissime aspettative del mercato. Anche un rialzo di 50 punti base e una conferenza stampa con toni da falco potrebbero non essere sufficienti per sostenere il rally del dollaro.

GBP

La sterlina è stata abbastanza sostenuta la scorsa settimana. È scesa contro il dollaro, ma è salita contro ogni altra valuta del G10, segno che il mercato potrebbe essere già molto corto sulla sterlina e i livelli attuali scontano già parecchie notizie negative.

È stata di supporto alla sterlina la revisione positiva insolitamente ampia dell’indice PMI sull’attività commerciale di maggio, suggerendo che la negatività della Banca d’Inghilterra sull’economia del Regno Unito potrebbe essere esagerata. Questo giovedì ci aspettiamo un aumento di 25 punti base del tasso d’interesse ma, a fornire supporto alla sterlina, dovrebbe esserci il dissenso tra i membri del comitato di politica monetaria, con i falchi che chiederanno un aumento di 50 punti base.

 

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