Il dollaro si stabilizza, focus sulla politica monetaria.
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Stabilizzazione Dollaro USA: analisi del mercato valutario dopo le plitiche di Trump e le performance delle valute latinoamericane.
È possibile che i riflettori si spostino dalle politiche di Trump alla politica monetaria, data la serie di riunioni delle banche centrali in programma questa settimana. Nell’arco di meno di 24 ore, da mercoledì a giovedì, si riuniranno la Federal Reserve, la Banca del Giappone, la Banca Nazionale Svizzera, la Riksbank e la Banca d’Inghilterra. Di queste, solo la BNS dovrebbe tagliare i tassi, ma i mercati seguiranno da vicino la reazione della Fed e della BoE all’apparente rallentamento sperimentato da entrambe le economie.

EUR
L’euro continua a cavalcare l’onda dell’ottimismo intorno all’enorme allentamento fiscale tedesco e alla rimozione del freno al debito, approvato dal Bundestag la scorsa settimana. Ci sono stati anche alcuni segnali di riallocazione di capitali dalle azioni statunitensi a quelle europee, più economiche, una possibilità supportata dalla sovraperformance di queste ultime nel 2025.
Con poche novità dall’Eurozona, i dazi saranno il fattore chiave per l’euro questa settimana.
USD
La paura di una recessione negli Stati Uniti, innescata dalle decisioni economiche di Trump, ha causato un ribasso di azioni e dollaro. A differenza delle aspettative, i rendimenti dei titoli di stato sono rimasti stabili.
Mentre il mercato del lavoro non mostra segni di debolezza, gli investitori attendono di vedere come la Fed valuterà il rischio di rallentamento, e osservano con attenzione i prossimi dati su vendite al dettaglio e attività economica.
GBP
La Banca d’Inghilterra dovrebbe mantenere i tassi al livello relativamente alto del 4,5% nella riunione di giovedì. Più imprevedibile sarà la reale divisione dei voti all’interno del MPC. Prima della riunione, tuttavia, verranno pubblicati alcuni dati cruciali sul mercato del lavoro per gennaio e febbraio.
Il più importante sarà la crescita dei salari a gennaio, che dovrebbe rimanere intorno al 6%, certamente un livello incompatibile con un ritorno agli obiettivi di inflazione (da qui la cautela della Banca d’Inghilterra).