I flussi di capitale in fuga dagli Stati Uniti a causa del caos causato dai dazi di Trump
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I mercati hanno registrato un’altra settimana di estrema volatilità, con gli investitori che hanno cercato di reagire agli ordini e ai contrordini politici caotici provenienti dall’amministrazione Trump.
Il fattore chiave per i mercati nel prossimo futuro sarà se questa dinamica preoccupante, tipica delle crisi dei mercati emergenti, in cui tutte le attività statunitensi si muovono all’unisono al rialzo o al ribasso, continuerà nel breve periodo, o se la sanità mentale tornerà alla Casa Bianca e la fiducia degli investitori negli Stati Uniti si ripristinerà. In circostanze normali avremmo analizzato i dati sul mercato del lavoro di febbraio e marzo e l’inflazione di marzo nel Regno Unito e l’imminente riunione della BCE di giovedì, ma questi saranno oscurati dal flusso di notizie provenienti da Washington DC, salvo forse per la dichiarazione della BCE sul caos generale, sulla guerra commerciale di Trump e sul loro impatto previsto sui tagli dei tassi. Nei mercati c’è poca incertezza sul fatto che uno di questi tagli arriverà questo giovedì. Molto più dubbia sarà la capacità della Federal Reserve di seguire l’esempio con il proprio allentamento monetario, a meno che le spiacevoli dinamiche di mercato che abbiamo descritto non si attenuino.

EUR
Il mondo guarda all’euro come al sostituto più ovvio del dollaro come riserva di valore e rifugio sicuro, con mercati sufficientemente ampi e liquidi da accogliere l’afflusso. Non sorprende che l’euro sia la valuta con la migliore performance a livello mondiale subito dopo il franco svizzero dal giorno ironicamente chiamato “Liberation Day”, in rialzo di un impressionante 5% contro il biglietto verde, mentre il divario tra il rendimento dei Bund tedeschi a 10 anni e i Treasury USA a 10 anni è esploso di 50 punti base nello stesso periodo.
Il rally dell’euro e il generale caos del mercato hanno quasi certamente sancito il taglio dei tassi nella riunione di giovedì aprile della BCE.
USD
È un bene che questa settimana sia tranquilla in termini di pubblicazioni macroeconomiche e notizie politiche, perché probabilmente sarebbero state ignorate dai trader. Gli investitori rimangono concentrati su due fattori. In primo luogo, le caotiche politiche commerciali emanate dall’amministrazione Trump, dove una lotta per il controllo è sempre più evidente tra il relativamente ortodosso segretario al Tesoro Bessent e personaggi pittoreschi la cui comprensione di ciò che sta accadendo è sempre più discutibile, come Navarro o Luttwick.
Mentre il danno all’economia reale non sarà evidente per un po’, i sondaggi sui consumatori mostrano già un drammatico peggioramento delle prospettive e un aumento record delle aspettative di inflazione. Le prospettive sono cupe e la principale speranza è che un’ulteriore volatilità del mercato convinca Trump ad ascoltare Bessent e a mettere da parte i suoi consiglieri più discutibili.
GBP
Siamo sorpresi dalla sottoperformance della sterlina rispetto ad altre valute europee, in particolare l’euro. Al Regno Unito è stato assegnato solo il tasso base del 10% e, in ogni caso, le sue esportazioni di beni verso gli Stati Uniti rappresentano una parte minore del suo settore commerciale, prevalentemente basato sui servizi. Inoltre, i dati mensili sul PIL di febbraio sono risultati molto più forti del previsto, trainati dalla generale robustezza dei settori dei servizi, industriale e delle costruzioni.
Una domanda resiliente, una relativa bassa esposizione alle tariffe di Trump e un sostegno sostanziale da parte dei tassi elevati della Banca d’Inghilterra ci portano a considerare la sterlina come la più sottovalutata tra le principali valute dell’Europa occidentale.