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I deboli dati sull’eurozona e gli alti rendimenti USA apprezzano il dollaro

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17 December 2018

scritto da
Enrique Díaz-Álvarez

Chief Risk Officer at Ebury. Committed to mitigating FX risk through tailored strategies, detailed market insight, and FXFC forecasting for Bloomberg.

I deboli dati PMI hanno affossato l’euro e tutte le altre divise europee, che hanno perso dallo 0.8% al 1.5%.

Il rifiuto da parte dell’Unione Europea a ulteriori concessioni ha affondato la sterlina, con la prima ministra May costretta ad annullare un voto parlamentare che era certa di perdere.

Occhi puntati sulla riunione delle Federal Reserve questa settimana. Un rialzo dei tassi questo mese è già stato scontato dai mercati perciò l’attenzione sarà concentrata su come verrà rivisto al ribasso il percorso di rialzo dei tassi di interesse. Ulteriore volatilità potrà arrivare da evoluzioni politiche sulla Brexit e dal conflitto commerciale Cina/USA.

EUR

Vi sono stati sviluppi positivi per l’euro in Italia, dove il governo ha proposto un nuovo obiettivo di deficit del 2% del PIL, che riteniamo sia abbastanza vicino a un livello accettabile dalla Commissione Europea. Queste notizie, tuttavia, sono state oscurate dal nuovo calo degli indici PMI flash. Sebbene gran parte del crollo sia stato causato dalla rivolta dei “gilet gialli” in Francia, che pare stia scemando, i dati restano preoccupanti e meriteranno attenzione nelle prossime settimane. Anche la BCE ha predicato prudenza, affermando nella riunione di dicembre che sono aumentati i rischi al ribasso.

Non vediamo ora alcuna possibilità di un rialzo dei tassi nel terzo trimestre 2019, mentre ci aspettiamo possa avvenire a dicembre. Per ora manteniamo comunque le nostre previsioni sull’euro (1.1600 per il primo trimestre 2019) in attesa dei PMI di gennaio e dei numeri sull’inflazione.

USD

La forte inflazione e i dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti sembrano confermare che non vi sia all’orizzonte una recessione, preparando il terreno per un rialzo dei tassi da parte della Fed questa settimana. Ci aspettiamo, però, che le previsioni sulla politica monetaria della banca centrale americana siano riviste al ribasso in modo significativo, in linea con le recenti dichiarazioni accomodanti dei suoi membri, con la previsione mediana per il 2019 che dovrebbe scendere da tre aumenti a uno. Anche se i mercati dei tassi d’interesse lo stanno già scontando, non siamo sicuri che lo abbiano fatto anche la maggioranza di analisti ed economisti, il che apre la porta a potenziali vendite del dollaro nel caso le nostre opinioni si rivelassero corrette.

GBP

Volatilità ed incertezza fanno da padrone in questo fine anno, portando instabilità alla sterlina. L’annullamento del voto in parlamento e il rifiuto alle rinegoziazioni dell’Unione Europea hanno comprensibilmente pesato sul pound, che si è svalutato contro ogni divisa del G10 tranne la corona norvegese.

La gravità della situazione è stata confermata dalla decisione della Commissione Europea di portare avanti i preparativi per un No Brexit Deal, tenendo in considerazione anche un’ipotesi in cui la scadenza del 29 marzo venga posticipata, forse aprendo le porte a un nuovo referendum.

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